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Studiando la Bibbia


JOAB:
UN GENERALE AMBIZIOSO




 




Rivista "Risveglio Pentecostale" - Settembre 2007

Articolo tratto dalla Rivista "RISVEGLIO PENTECOSTALE" 
- Anno 1947 - N° 3 - pag. 8







Pregi

Difetti

Conclusioni







Tutti possiamo facilmente essere ingannati se facciamo deduzioni o giudizi soffermandoci alle apparenze. La testimonianza di Joab ce ne dà un esempio tipico.




Pregi

Egli ci appare valoroso e coraggioso, anzi troviamo nella Bibbia che per il coraggio e il valore era stato costituito capo dell’esercito di Davide (1° Cron. 11:6).

Quale capo si distinse nel combattimento e quale capo esortò Abisai, suo fratello, a combattere valorosamente per il suo popolo e per la città del suo Dio (2° Sam. 10:12). Notiamo le sue parole: «Fortificati e portiamoci valorosamente per il popolo nostro e per la città del nostro Dio».

È un onore per l’uomo combattere per «il popolo nostro» e per «la città del suo Dio».

Noi guardiamo con rispetto cristiano quanti, come Joab, combattono per la gloria di Dio e per l’edificazione della Sua città. Non è forse detto che la corona è per chi combatte legittimamente? (2° Tim. 2:5).

Ma oltre al valore e al coraggio vediamo ancora altri pregi in Joab, e infatti leggiamo nel cap. 14 del secondo Libro di Samuele che Joab, avendo conosciuto che il cuore di Davide era verso Absalom, fece un piano per procurare la riconciliazione tra loro.

Non assomigliava Joab a quei tanti cari fratelli che si studiano di pacificare fedeli e chiese che hanno contese tra di loro?
Non era, quella, ubbidienza al volere divino?

Troviamo ancora un pregio che brilla nella vita di Joab: la lealtà umile.

Nel passo biblico di 2° Sam. 12:26-28 leggiamo che Joab, dopo aver battuta e soggiogata Rabba, città reale degli Ammoniti, mandò a chiamare David perché procedesse alla conquista di essa, perché se l’avesse conquistata al posto del re sarebbe stata chiamata del nome di Joab.

Qui appare la lealtà di un uomo che combatte per il suo re e per la grandezza del suo regno.

Difetti

Ma queste cose non ci dicono con precisione di Joab e perché egli, uomo di coraggio e valore, fosse ambizioso.

Infatti solo per l’ambizione di essere Capitano dell’esercito di Davide spiegò il suo coraggio e valore (1° Cron. 11:6).

Se avesse voluto essere capitano per guidare l’esercito del suo re a combattere per l’avanzamento del regno di Davide tutto sarebbe bene, ma la sua ambizione carnale lo indusse al tradimento, all’omicidio.

Ma prima di arrivare a tutto ciò trasgredì l’ordine del re uccidendo Absalom (2° Sam. 18:5-14), trasgressione che fece piangere il suo re.

Attenzione, o guerrieri di Cristo: ricordiamo il comandamento del nostro Re perché, come quello di Davide, è un comandamento di amore: «Io vi do un nuovo comandamento: che voi vi amiate gli uni gli altri acciocché come io vi ho amati, voi ancora vi amiate gli uni gli altri» (Giov. 13:34 e 15:12); e non dimentichiamo il Suo ammonimento: «Ma chi avrà scandalizzato uno di questi piccoli che credono in Me, meglio per lui sarebbe che gli fosse appiccata una macina d’asino al collo e che fosse sommerso nel fondo del mare» (Matt. 18:6).

Joab invece grida: «Tu hai oggi svergognato il volto a tutta la tua gente … amando quelli che ti odiano» (2° Sam. 19:5-6); ma l’odio era nel cuore di Joab e non nel cuore di Davide.

Infatti non era egli nel diritto di perdonare ai suoi nemici? Perché doveva Joab ergersi a giudice e uccidere Absalom contro la volontà di Davide, suo re e signore?

Fratelli, prendiamo guardia a noi poiché tutto è scritto per nostro ammaestramento;

Possiamo noi giudicare alcuno mentre ci è detto che «Vi è un solo Legislatore che può salvare e perdere, ma tu chi sei che condanni altrui?» (Giac. 4:12).

Possiamo noi impedire a Dio di perdonare chi Egli vuole? (Es. 33:19; Rom. 9:18).

Conclusioni

Ma torniamo a Joab il quale per la sua trasgressione viene sostituito da Amasa (2° Sam. 20:4).

Essendo uomo ambizioso e non volendo perdere il suo posto, passa dalla trasgressione al tradimento e, vedendo approssimarsi Amasa, gli va incontro ipocritamente e gli domanda: «Stai tu bene fratel mio?», e mentre con la destra lo prende per la barba per baciarlo, con la spada che teneva nella sinistra lo percuote nella quinta costa (2° Sam. 20:8-10).

JOAB UCCIDE AMASA


Diletti, se nell’esercito del Signore s’è manifestato qualche Joab e se egli ancora non vuole piegarsi al volere di Dio, non imitiamolo ma continuiamo a combattere per l’edificazione del nostro popolo e della città del nostro Dio, continuando a procacciare la pace.

Consideriamo che Joab, per l’ambizione di conservare il posto di capo dell’esercito di Davide fu notato da Davide stesso il quale ordinò che la sua vita non finisse in pace.
E così purtroppo avvenne
(1° Re 2:5, 6, 31, 32).

Il suo nome non fu scritto nel libro dei prodi di Davide (2° Sam. 23 dal verso 8 alla fine e 1° Cron. Cap. 11 dal verso 10 al 47). Troviamo il suo scudiero menzionato al verso 30, ma il suo nome viene obliato: ecco come finiscono i capitani ambiziosi.

Portiamoci virilmente affinché il nostro nome rimanga scritto nel libro dei prodi del Re e del Signore dei signori, al quale appartiene tutta la gloria nei secoli dei secoli.

Francesco Giancaspero